Fitness e sport rendono l’uomo felice

Torino, 13 febbraio 2017 – Il fitness e lo sport rendono l’uomo felice. A rivelarlo un recente studio dell’American Journal of Epidemiology che ha messo in evidenza come il praticare sport stimoli il cervello a produrre endorfine e serotonina con preziosi benefici sull’ umore.

Probabilmente molti, tra quelli che praticano sport, se ne sono già resi conto in prima persona: si entra in palestra stanchi e demotivati, annoiati dalla giornata lavorativa e dalle mille incombenze quotidiane, si pratica la propria routine di esercizi e…si diventa tutta un’altra persona. Il sorriso è tornato, così come l’energia. Un caso? Assolutamente no.

Per capirne qualcosa di più abbiamo provato a parlarne con Emanuele Raineri, istruttore torinese, laureato in scienze motorie e personal trainer super qualificato che scrive su Emanueleraineri.it.

«Praticare sport, sia a livello amatoriale che agonistico, è una buona abitudine non solo per il fisco ma anche per il benessere psichico ed interiore. Il fitness rende il nostro corpo tonico e in forma e già questo è un fattore di benessere in quanto il miglioramento dell’immagine di sé accresce l’autostima».

«Non solo: l’attività sportiva – aggiunge Raineri – ci consente di staccare la mente dalle preoccupazioni quotidiane e di scaricare in maniera benefica tutte le tensioni e l’aggressività che la vita moderna purtroppo ci costringe ad accumulare. A tutto ciò si aggiunge il fatto che la palestra è diventata oggi uno dei principali luoghi di socializzazione, dove possiamo fare amicizia con persone che hanno la nostra stessa passione. Infine, fattore più importante, lo sport apporta preziosi benefici a livello ormonale».

Lo sport stimola la serotonina e “solleva morale”

È oramai infatti scientificamente provato – ed un recente studio condotto in Canada riportato sulle pagine dell’American Journal of Epidemiology lo conferma – che durante l’attività fisica l’ipofisi secerne endorfine, sostanze in grado di procurare uno stato di rilassamento e di benessere quasi vicino all’euforia.

In particolare lo studio si è focalizzato sul rilascio di serotonina, un neuro trasmettitore che agisce sui centri nervosi responsabili del nostro stato emotivo. La serotonina, non a caso chiamata “l’ormone della felicità”, svolge un ruolo davvero importante nella regolazione dell’umore, del sonno, della temperatura corporea, della sessualità e dell’appetito. Una sua carenza causa insonnia, irritabilità, deficit di attenzione e di memoria fino a giungere, nei casi più gravi, a forme di depressione.

«Quando la serotonina non è presente a livelli adeguati nel nostro organismo – prosegue Raineri – siamo stimolati ad ingerire cibi che entrino velocemente in circolo nel sangue sotto forma di zuccheri, come per esempio i famigerati carboidrati ad alto indice glicemico contenuti nel pane bianco, nella pasta, nei dolci, nelle patatine, nelle bibite dolci e nei succhi di frutta ecc.  Sono tutti alimenti “confortanti” che appagano nell’immediato ma che non saziano maniera corretta e che portano spesso ad ingrassare con conseguente ricaduta sull’umore».

Spezzare questo circolo vizioso è dunque essenziale. E l’attività sportiva, per la sua capacità di stimolare la produzione di serotonina, è una via piacevole e salutare.

Ma quanto tempo dobbiamo dedicare al fitness? E quale attività scegliere?

«Naturalmente – spiega Raineri – la sensazione di benessere quasi euforico derivata dal rilascio di endorfine e di serotonina durante l’esercizio fisico varia da soggetto a soggetto; in generale però possiamo dire che sessioni di allenamento da almeno trenta minuti tre volte alla settimana sono un valido aiuto per chi soffre di depressione e disturbi legati all’ansia.

La scelta dello sport poi varia in base all’età, al grado di allenamento ed alla predisposizione naturale: inutile costringere a lunghe sessioni di pesi chi ama l’aerobica o spingere al nuoto chi ha paura dell’acqua. Lo sport deve essere sempre vissuto come un piacere, scegliendo quello che si ama e che dona al corpo ciò di cui ha bisogno in ogni diverso momento della vita».

 

###

Foto da utilizzare solo a corredo della presente notizia:

 

Felicità: fitness e sport rendono felici

 

Emanuele Raineri, personal trainer

Arriva “Senonaturale”, la tecnica italiana per aumentare il seno senza protesi

Milano, 3 febbraio 2017 – Una tecnica non invasiva che permette di ridare volume ed aumentare il seno, senza inserire le tradizionali protesi mammarie. E si esegue in anestesia locale ambulatoriale.

Si chiama “Senonaturale” ed è la metodica messa a punto dal dott. Pietro Martinelli che utilizza l’iniezione di una sospensione cellulare formata da cellule del tessuto adiposo (adipociti) e cellule staminali (presenti in gran numero nel nostro tessuto adiposo) di provenienza della persona stessa (autologa).

Dott. Martinelli quali sono le  caratteristiche uniche di questa metodica?

«Innanzitutto non produce cicatrici. I piccoli fori praticati con l’ago per l’introduzione del materiale si chiudono in brevissimo tempo spontaneamente. Non vengono tagliata né la cute, né la ghiandola, né il muscolo. Questo fa sì che non sarà presente il dolore come quello che accompagna l’intervento di protesi tradizionale perché la procedura è minimamente invasiva. E con questa tecnica per aumentare il seno si può anche modellarlo, dando un risultato estetico più naturale».

Quale é la candidata ideale per questa procedura che risolve il problema dell’inserzione di una protesi?

«Possiamo elencare 8 tipologie di donna che può avvantaggiarsi di Senonaturale:

  1. La donna con un seno svuotato a seguito di una gravidanza o dopo una dieta ipocalorica;
  2. La donna che vuole aumentare il volume del proprio seno in modo naturale senza inserire corpi estranei e che desidera anche scolpire alcune rotondità del corpo;
  3. La donna che presenta seni asimmetrici;
  4. La donna che necessita di ricostruzione mammaria a seguito di un intervento chirurgico (dopo asportazione di un tumore al seno);
  5. La donna che ha subito una riduzione del volume del seno dopo l’allattamento;
  6. La donna che desidera correggere in modo naturale i difetti causati da un intervento di protesi mammaria (visibilità e palpabilità delle protesi, rippling, seni troppo distanti, ecc.);
  7. ?La donna che non è eccessivamente magra e vuole un aumento del seno in modo naturale;
  8. La donna che non ha un seno eccessivamente piccolo».

In particolare il dott. Martinelli ha operato un’attenta revisione della letteratura scientifica accompagnata da una serie di indagini e verifiche di laboratorio sui prelievi di tessuto adiposo che gli ha permesso con i suoi collaboratori di scegliere la metodica di prelievo e di purificazione più idonea per assicurare il maggior numero di cellule adipose vitali per l’innesto autologo.

«Teniamo ben presente che – prosegue il Dott. Martinelli – nessuno al mondo oggi è in grado di assicurare un prelievo di tessuto adiposo vitale al 100%. La nostra attenzione è stata quindi indirizzata verso la capacità di ottenere una sospensione cellulare che abbia la massima vitalità possibile.

Il prelievo di tessuto adiposo è per questo motivo ottenuto con una tecnica manuale, utilizzando una siringa proprio per evitare le forti depressioni tipiche dell’aspirazione meccanica.

Il grasso così prelevato viene immediatamente lavato e decantato in quanto queste tecniche garantiscono il massimo della sopravvivenza alle cellule. La classica centrifugazione secondo Coleman ad alta velocità è stata abbandonata poiché risulta lesiva sugli adipociti come dimostrano numerosi recenti studi. (N.d.R.: – gli studi scientifici sono consultabili alla pagina martinellimedicinaestetica.it/3946-senonaturale)».

Ed una volta che avete ottenuto questa sospensione dopo aver prelevato il grasso dalla paziente come si svolge il resto dell’intervento?

«Ottenuta la sospensione cellulare ricca di cellule staminali – spiega Martinelli – attraverso piccoli fori cutanei viene iniettata nel seno seguendo una particolare tecnica adatta a dare proiezione e sollevamento al seno stesso e a rimodellarlo. Le cannule da iniezione che utilizziamo sono piccole e sono le stesse che si usano per l’adipofilling (impianto di grasso) del volto.

La sospensione cellulare che iniettiamo è piuttosto liquida e questo consente una sua distribuzione in modo ottimale senza esercitare alcuna pressione sul tessuto che la riceve e contribuisce a realizzare un riempimento naturale. La pressione di iniezione della sospensione cellulare è molto delicata e molto lenta per assicurare maggiore vitalità alle cellule iniettate. Una forte pressione d’iniezione lederebbe gli adipociti vanificano il risultato finale. Come vede la delicatezza nelle manovre é fondamentale in tutte le fasi del processo».

E dopo l’intervento è possibile intervenire nuovamente se si rendesse necessario, ad esempio per fare delle correzioni?

«Certamente, Senonaturale prevede a distanza di 8-12 mesi dal primo intervento anche degli interventi successivi qualora la persona desiderasse ottenere un ulteriore aumento volumetrico del seno. Questo si rende possibile vista la mini-invasività dell’intervento stesso.

Inoltre – prosegue il Dott. Martinelli – Senonaturale prevede anche un programma di mantenimento. Il mantenimento inizia ad un 1-2 mesi dall’inserimento della sospensione cellulare ed è atto a stimolare le cellule staminali del tessuto adiposo in modo che permettano una miglior performance al grasso iniettato.

La prima seduta di mantenimento fa parte del trattamento iniziale, mentre le sedute successive vengono stabilite come cadenza alla visita di controllo e dopo la prima seduta. Le persone che osservano questo protocollo mantengono un seno ridondante e trofico nel tempo. Con questo protocollo è possibile evitare reinterventi in quanto non si perde l’efficacia dell’innesto nel tempo».

Nella tabella seguente stilata dal Dott. Pietro Martinelli sono indicate le differenze tra metodica tradizionale con protesi e la tecnica Senonaturale, per aumentare il seno in maniera naturale.

 

Seno naturale, la tecnica del Dr. Martinelli per aumentare il seno senza protesi

 

 

Chi è il Dr. Pietro Martinelli

Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano é specialista in odontostomatologia. Ha conseguito un master quadriennale dell’International Academy of Esthetic Medicine (IAEM). Ha conseguito un master universitario di II livello in Medicina Estetica (Parma). Socio sostenitore della Società Italiana di Medicina e Chirurgia Non Ablativa. Membro dell’Associazione Italiana Terapia Estetica Botulino (AITEB). Utilizzatore accreditato di F.EL.C. (Flusso Elettroni Convogliato). Perfezionato in agopuntura all’Università degli Studi di Milano e iscritto al n°140 del Registro degli esperti in agopuntura presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il dottore opera a Brescia, Parma e Arona.

Sito internet: www.martinellimedicinaestetica.it

 

 

Il Dr. Martinelli, inventore della tecnica Senonaturale per aumentare il seno

 

 

 

 

Senonaturale, la tecnica creata dal Dr. Martinelli per aumentare il seno senza protesi

Check-up al femminile: una buona abitudine che dovrebbe durare una vita

Il dottor Pietro Martinelli medico bresciano odontoiatra suggerisce gli esami a cui sottoporsi una volta l’anno, in assenza di sintomi e secondo l’età della donna.

Milano, 16 dicembre 2016 – “Non ho alcun sintomo, sto bene: perché dovrei fare dei controlli? Dai dottori meno ci vado e meglio è…” Sbagliato! Molte volte è proprio in assenza di sintomi che la diagnosi e la terapia si rivelano più efficaci.

Una vita sana è una vita da conservare; per questo, consiglia il dottor Martinelli, è assolutamente buona regola effettuare dei controlli periodici sul proprio stato di salute:

Questi consigli di check-up – o, in lingua italiana, suggerimenti di controlli strumentali – sono rivolti a tutte le ragazze e a tutte le signore che fortunatamente non presentano sintomi e si ritengono sane (e spero che lo siano). Non riguardano quindi le indagini che si devono effettuare qualora si presentino dei disturbi”.

Iniziamo dal periodo post adolescenziale. Dottor Martinelli, che cosa dovrebbe controllare una ragazza di 16-20 anni?

Nell’età della tarda adolescenza gli anni del primo ciclo mestruale sono ormai alle spalle e spesso si iniziano ad avere i primi rapporti sessuali. Sorgono le prime domande in campo medico: “Pillola sì o no? Quali sono le indicazioni per l’assunzione dei farmaci anticoncezionali estro-progestinici?”

E’ di norma sufficiente ascoltare i consigli del ginecologo e, solo nel caso di storia famigliare con precedenti di trombosi e di embolia, si procede ad effettuare ulteriori esami sulla coagulabilità del sangue.

Altri esami periodici sicuramente utili sono:

  • Visita ginecologica con Pap test: dopo che si è iniziata l’attività sessuale. E’ il test di screening in grado di identificare precocemente il carcinoma al collo dell’utero.
  • Emocromo completo: se l’ematocrito e/o l’emoglobina risultano inferiori alla norma (per esempio a causa di un ciclo mestruale abbondante e protratto) è meglio esaminare i valori del ferro e della siderei.
  • Esame della funzionalità tiroidea: la tiroide è considerata un organo di stress, la sua funzione si riduce o si esalta dopo traumi o forti stimoli di ansia. L’adolescenza e la prima giovinezza sono un periodo privilegiato di stress da esami, problemi sentimentali, competizioni ecc.
  • Esame delle urine.
  • Controllo del peso totale e analisi della massa grassa (con un’eventuale modifica del regime alimentare).

E nella fascia di età successiva?

La fascia di età tra i 25 e i 40 anni coincide spesso con il matrimonio e la prima gravidanza. Si intensificano quindi naturalmente le visite con il ginecologo e il medico di base.

Gli esami consigliati sono in questo caso:

  • Pap test ed emocromo completo.
  • Vaccinazione antirosolia: se da bambine non si è state vaccinate oppure se gli anticorpi antirosolia sono assenti.
  • Screening per la talassemia minor: per monitorare i valori e le eventuali anomalie dell’emoglobina.
  • Esame delle urine.
  • Controllo del peso e della massa grassa.

Sopra i 40 anni inizia per la salute femminile un periodo delicato…Come affrontarlo?

Certamente i 40 anni rappresentano un periodo particolare nella vita della donna: compaiono infatti primi segnali del climaterio come irrequietezza, presenza di piccole perdite ematiche fra una mestruazione e l’altra (spotting), si hanno prime vampate di calore ed il ciclo mestruale può diventare irregolare.

La copertura degli ormoni femminili inizia a declinare; si alzano i livelli di colesterolo ed aumenta il rischio di trombosi, le gambe sono spesso gonfie, si presentano le prime varici e capillari rotti…

E’ quanto mai necessario tenere sotto controllo i cosiddetti fattori di rischio cardiovascolare come l’eccesso di peso, l’iperglicemia, il fumo, la sedentarietà.

L’elenco dei test da effettuare è il seguente:

  • Emocromo completo – sideremia – glicemia – azotemia – creatininemia – uricemia – funzionalità epatica – assetto lipidico (colesterolo, trigliceridi, HDL, LDL).
  • Esame delle urine.
  • Controllo della pressione arteriosa.
  • Visita ginecologica e Pap test.
  • Ecografia e/o mammografia mammaria per lo screening del tumore del seno.
  • Esame ecografia delle vene degli arti inferiori.
  • Controllo del peso e della massa grassa (con eventuale modifica del regime alimentare).
  • Se la donna è fumatrice RX Torace.

E come affrontare in salute i 50 anni?

E’ il tempo del climaterio. A volte alcuni disturbi diminuiscono o cessano (per esempio la cefalea collegata al ciclo mestruale), mentre ne insorgono altri. Una valutazione del tessuto osseo è quanto mai utile: non più sostenuta dagli ormoni femminili la compattezza delle ossa entra infatti in crisi e si può presentare una rarefazione del tessuto osseo meglio conosciuta come osteoporosi. Aumenta il rischio di fratture e di conseguenti embolie. Meglio sottoporsi alla Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC), una tecnica diagnostica utilizzata per valutare la mineralizzazione delle ossa o alla densimetria ossea.

L’elenco dei test generali da effettuare è il seguente:

  • Emocromo completo – sideremia – glicemia – azotemia – creatininemia – uricemia – funzionalità epatica – assetto lipidico (colesterolo, trigliceridi, HDL, LDL).
  • Ecografia e/o mammografia mammaria per lo screening del tumore del seno.
  • Esame ecografia delle vene degli arti inferiori.
  • Ecografia pelvica.
  • Controllo del peso e della massa grassa.

Inoltre, se la persona continua a fumare è utile una radiografia al torace, mentre se la glicemia è su valori alti e la pressione è oltre la norma, è bene sottoporsi a un elettrocardiogramma ed eventuale ecodoppler delle carotidi per scongiurare malattie cardiovascolari.

Oltre i 60 anni. Come si vive bene la terza età da un punto di vista medico?

Gli esami di laboratorio sono i medesimi del periodo precedente.

E’ però raccomandabile aggiungere una visita periodica dall’ortopedico per valutare la deambulazione con speciale riguardo alla funzionalità dell’anca e della testa del femore. Gli esami a cui sottoporsi sono quindi:

  • radiografia della colonna e del bacino con visita ortopedica
  • esame neurologico.

Con maggior frequenza poi è bene effettuare un esame della pressione arteriosa ed un elettrocardiogramma.

 

Chi è il Dr. Pietro Martinelli

Pietro Martinelli é laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano e specialista in odontostomatologia.
Ha conseguito un master quadriennale dell’International Academy of Esthetic Medicine (IAEM).
Ha conseguito un master universitario di II livello in Medicina Estetica (Parma).
Socio sostenitore della Società Italiana di Medicina e Chirurgia Non Ablativa.
Membro dell’Associazione Italiana Terapia Estetica Botulino (AITEB).
Utilizzatore accreditato di F.EL.C. (Flusso Elettroni Convogliato).
Perfezionato in agopuntura all’Università degli Studi di Milano e iscritto al n°140 del Registro degli esperti in agopuntura presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

 

###

 

Il Dr. Pietro Martinelli

 

Orecchie a sventola: Arriva EarFold™, l’innovativo dispositivo medico per correggerle in soli 20 minuti

Milano, 7 dicembre 2016 – È una sottilissima lastra realizzata in una speciale lega di titanio e nichel (nitiol) e rivestita con oro a 24 carati: è EarFold™, l’innovativo dispositivo medico che permette di correggere l’antiestetico problema delle cosiddette “orecchie a sventola” senza ricorrere a interventi di chirurgia otoplastica.

EarFold™ è ideale per le persone che soffrono di orecchie a sventola o sporgenti, anche asimmetriche, mono o bi-lateralmente. Applicabile ad adulti e bambini a partire dai sette anni, il dispositivo è particolarmente efficace nei casi in cui la sporgenza delle orecchie è determinata da un’alterata forma dell’antielice. EarFold™ agisce infatti su questa parte dell’orecchio.

Come agisce EarFold™

“Tramite un semplice intervento in anestesia locale – spiega il dottor Luigi Mazzi, medico chirurgo fra i primi utilizzatori di questa nuova tecnologia – una piccola placchetta in nitiol viene inserita a livello sottocutaneo nella regione auricolare, in corrispondenza dell’antelice. Mediante l’utilizzo di un apposito strumento, la lamella in nitiol viene arcuata e l’orecchio riposizionato. La cartilagine dell’antielice, posta in stretto contatto con la placchetta, viene dunque modificata acquistando un aspetto del tutto naturale. Ne consegue una riduzione della distanza tra la parte sporgente dell’orecchio e la testa, eliminando o riducendo notevolmente la cosiddetta forma a “sventola” delle orecchie”.

Grazie ad un intervento rapido e senza complicanze
EarFold™ è un dispositivo sicuro perché non spezza le fibre elastiche della cartilagine auricolare. Il nitiol di cui è composto è infatti una lega a memoria di forma (SMA). Si tratta perciò di un materiale bio compatibile e “super elastico”.

Questa sua caratteristica gli permette di piegarsi e di essere particolarmente duttile, assecondando l’orecchio nei suoi movimenti e mantenendolo aderente al capo.

“La durata dell’intervento EarFold ™ – prosegue il dottor Mazzi – è di appena 15-20 minuti (a dispetto della tradizionale otoplastica, che richiede circa due ore) e si conclude applicando pochi punti di sutura riassorbibili.

La zona trattata potrà apparire leggermente gonfia; sarà necessario mantenere un bendaggio per almeno 3 giorni ed assumere l’antibiotico prescritto ma il ritorno alla vita sociale è immediato”.

In Italia è possibile fare questo tipo di intervento a Milano e Verona, presso gli studi del Dr. Luigi Mazzi (www.luigimazzi.it).

 

Chi è il Dr. Luigi Mazzi

Il dott. Luigi Mazzi (luigimazzi.it) è medico chirurgo specializzato in chirurgia plastica e medicina estetica. Membro di svariate società scientifiche riconosciute a livello mondiale (American Society for Laser Medicine and Surgery ASLMS; American Society for Photodynamic Therapy ASPDT; International Society for Dermatologic Surgery ISD; Società Italiana di chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica SICPRE; Società Internazionale di Medicina Estetica SIME), partecipa in qualità di docente a numerosi workshop, nazionali ed internazionali, sulle tecniche laser e luce pulsata nell’ambito della chirurgia plastica, dermatologia e chirurgia vascolare. Consulente clinico per diverse aziende italiane e straniere del settore della medicina e chirurgia estetica, il dottor Mazzi riceve a Milano e Verona.

 

###

 

Il Dr. Luigi Mazzi

 

Bellezza: è italiana la tecnica per ringiovanire il volto senza cicatrici ed effetto “tirato”

Milano, 16 novembre 2016 – È tutta italiana la tecnica di lifting che apre nuove rivoluzionarie strade per il ringiovanimento del viso partendo dal concetto che l’area estetica più importante è quella centrale ovvero quella che comprende lo sguardo, la bocca, gli zigomi e le guance: la tecnica si chiama M.I.V.E.L. in quanto acronimo di Minimal Incisions Vertical Endoscopic Lifting, ed è stata messa a punto dal prof Alessandro Gennai, chirurgo plastico operante a Bologna e Milano.

Lo studio di questa tecnica si basa su 400 pazienti operati nell’arco di 12 anni, con risultati estetici soddisfacenti nel 95% dei casi. Grazie a questi risultati, e alla tecnica fortemente innovativa con cui è realizzata, MIVEL è stato pubblicato nel 2013 su una delle più prestigiose riviste internazionali statunitense ovvero Ophthalmic Plastic and Reconstructive Surgery.

La tecnica del Mivel parte dalla premessa che le parti del viso invecchiano in modo diverso e che, di conseguenza, per ringiovanire bisogna usare metodi differenti.

Nelle aree laterali (tempia e zigomo) e inferiori (guancia e palpebra inferiore) l’invecchiamento determina una perdita di volume con effetto di “pseudo-discesa” del viso. Quindi per sembrare più giovani è necessario ridare volume e rigenerare i tessuti e questo avviene con una tecnica, sempre standardizzata e pubblicata dal Prof. Alessandro Gennai, che sfrutta adipociti e cellule staminali ovvero la tecnica SEFFI Superficial Enhanced Fluid Fat Injection.

Si lavora quindi non su piani orizzontali, “tirando” la pelle in eccesso, ma verticali, riposizionando i tessuti secondo i vettori naturali e ripristinando i volumi e rigenerando la pelle grazie alle cellule staminali mesenchimali di origine adiposa (ADSCs).

«I vantaggi di questa nuova tecnica, rispetto al lifting tradizionale, sono notevoli e non ci sono cicatrici visibili, in quanto con la tecnica endoscopica si eseguono solo delle piccole incisioni che si nascondono tra l’attaccatura dei capelli, ed i tempi di recupero si riducono rispetto a un lifting tradizionale in quanto si interviene per via endoscopica, senza asportare la pelle” afferma il Prof. Gennai.

“La parte superiore del viso, ossia fronte, sopracciglio e palpebra, subisce una caduta, scivolando verso il basso per forza di gravità, quindi per mandare indietro le lancette dell’orologio bisogna risollevare con un lifting endoscopico” spiega ancora il Professore.

Insomma, quello che il Mivel propone è un approccio innovativo: non è solo una nuova tecnica di ringiovanimento, ma una nuova filosofia. Non a caso è già stato ribattezzato “il lifting R3” ovvero Riposiziona i tessuti (grazie a MIVEL) Rigenera i tessuti e Ripristina i volumi (grazie a SEFFI)

Per ulteriori approfondimenti su questa e altre tecniche innovative applicate dal Prof.  Gennai è possibile visitare il sito internet www.gennaichirurgia.it.

 

Chi è il Prof. Alessandro Gennai

Prof Alessandro Gennai – Chirurgo plastico ricostruttivo ed estetico si è specializzato nel 1993 con lode in chirurgia generale presso l’Università di Modena. Nel 1999 a Los Angeles ha seguito una fellowship privata presso il prestigioso Isse Institute diretto dal Prof.Nicanor Isse: pioniere e padre della tecnica endoscopica del viso.

Particolare rilevanza ha avuto questo periodo a Los Angeles in quanto ha permesso di acquisire nozioni teoriche e pratiche sulla tecnica endoscopica per la chirurgia del viso. Grazie alla grande competenza nel campo della chirurgia endoscopica del volto, il dottor Alessandro Gennai è stato ideatore della tecnica M.I.V.E.L. (Minimal Incisions Vertical Endoscopic Lifting) pubblicata nel 2013 nella prestigiosa rivista americana OPRS (Ophthalmic Plastic Reconstructive Surgery).
Nel corso della sua attività  specialistica nella chirurgia del volto ha approfondito gli studi sull’utilizzo delle cellule staminali di origine adiposa per il ringiovanimento e rigenerazione dei tessuti; i suoi studi e la sua esperienza nel campo delle cellule staminali gli ha permesso di ideare le tecniche S.E.F.F.I. (Superficial Enhanced Fluid Fat Injection) e MicroS.E.F.F.I. anch’esse pubblicate su alcune delle più prestigiose riviste scientifiche americane come ASJ (Aesthetic Surgery Journal) e JAMA Facial Plastic Surgery.

Nel campo della chirurgia estetica è stato piùvolte relatore e docente in Congressi e Corsi Nazionali ed Internazionali. Nel corso della sua attività  ha pubblicato più di 20 lavori su riviste scientifiche nazionali ed internazionali. A. Gennai ha pubblicato come autore e coautore 9 testi scientifici.

È attualmente socio di EAFPS (European Academy of Facial Plastic Surgery) e AICPE (Associazione Italiana Chirurgia Plastica ed Estetica) oltre che Professore a Contratto di Tecniche non invasive presso l’Università  di Camerino.

###

 

 

Cellule staminali e ringiovanimento del volto: a che punto è la ricerca? Ne parla il prof. Gennai

Milano, 27 ottobre 2016 – Sono sempre di più oggi le persone che decidono di rivolgersi ad un chirurgo estetico per interventi di ringiovanimento. Ma a che punto è la ricerca nel settore e quali gli ultimi ritrovati? Per saperne di più siamo andati nello studio del professor Alessandro Gennai, chirurgo plastico ed estetico, professore a contratto di tecniche non invasive presso l’Università di Camerino, membro di AICPE (Associazione Italiana Chirurgia Plastica ed Estetica) ed EAFPS (European Academy of Facial Plastic Surgery), per parlare con lui di cellule staminali e terapie rigeneranti nel campo della chirurgia estetica.

Prof. Gennai innanzitutto ci spieghi cosa sono le cellule staminali.

Negli ultimi anni abbiamo dimostrato che nel tessuto adiposo vi sono più cellule staminali mesenchimali rispetto al midollo osseo; queste cellule si chiamano ADSCs (adipose derived stem cells) e si trovano in una particolare frazione del tessuto adiposo detta SVF (stromal vascular fraction). Le cellule staminali mesenchimali del tessuto adiposo sono cellule “baby” che crescendo possono trasformarsi in cellule epiteliali (pelle), cellule adipose (grasso), cellule endoteliali (vasi sanguigni), condrociti (cartilagine), osteociti (osso), miotici (muscolo) e anche cellule nervose.

Quindi ci sta dicendo che sono cellule che potenzialmente possono riparare qualsiasi tessuto?

Infatti tali cellule si dicono multipotenti proprio perché hanno la possibilità di differenziarsi in molte cellule diverse; questo fa sì che ovviamente l’interesse per le cellule mesenchimali di origine adiposa non sia solo nel campo della chirurgia plastica ma in tantissimi altri campi come l’ortopedia, la cardiologia, la neurologia etc

Ci risulta che Lei ed il Suo gruppo avete standardizzato una tecnica particolare per utilizzare queste cellule staminali nel campo della chirurgia estetica per la rigenerazione dei tessuti.

Io con il mio gruppo abbiamo cominciato a studiare l’utilizzo degli ADSC nel campo della rigenerazione già dal 2012: abbiamo messo a punto la tecnica SEFFI (Superficial Enhanced Fluid Fat Injection) per ottenere rigenerazione dei tessuti del volto e ripristino dei volumi. SEFFI è una tecnica iniettiva semplice, sicura, efficace e di lunga durata che permette di sfruttare sia l’azione volumizzante del tessuto adiposo e soprattutto l’azione rigenerante delle cellule staminali. Tale tecnica ha riscosso un interesse internazionale tanto che nel 2015 abbiamo avuto l’opportunità e l’onore di pubblicarla su due delle più prestigiose riviste internazionali nel campo della chirurgia estetica ovvero Aesthetic Surgery Journal e JAMA Facial Plastic Surgery. Negli stessi anni abbiamo parallelamente condotto studi su una tecnica che permettesse l’impianto di cellule adipose e ADSC in zone particolarmente delicate come i solchi palpebrali, le rughe perioculari e periorali: questa tecnica è stata denominata MicroSEFFI (Micro Superficial Enhanced Fluid Fat Injection). Tale tecnica ha pure riscosso grande interesse internazionale tanto da essere pubblicata anch’essa nel 2016 su Aesthetic Surgery Journal.

Dalle Sue parole mi pare di capire che Lei dia molta importanza alla rigenerazione dei tessuti nella tecnica di ringiovanimento del volto

Questo è un punto che merita una attenta riflessione: negli ultimi 30 anni la chirurgia del ringiovanimento del volto è stato il classico “lifting” che mira a scollare e tirare la pelle: le pazienti sottoposte a questa procedura hanno un “effetto tirato” ma non un effetto di “più giovane”. A tal proposito è stato interessante un sondaggio eseguito su 100 pazienti confrontando la loro foto di quando avevano 20 anni e ora a 50 anni: ebbene, tale sondaggio ha dimostrato che la prima causa di invecchiamento del volto è la perdita di volumi, la seconda l’invecchiamento dei tessuti e solo per ultima la discesa dei tessuti. Inoltre nella mia casistica di quasi 500 interventi di ringiovanimento del volto l’età media è 45-50 anni. Alla luce di queste considerazioni io ritengo che per ringiovanire realmente un viso di una paziente di 45-50 anni è necessario prima RIPRISTINARE i volumi persi, quindi RIGENERARE i tessuti ed infine RIPOSIZIONARE (non tirare) i tessuti. Ecco perché ho voluto chiamare la mia tecnica di ringiovanimento del volto R3: tale tecnica è stata pubblicata nel 2016 su Aesthetic Medicine Journal.

Ci spieghi meglio questa tecnica R3. 

La tecnica R3 prevede l’utilizzo di SEFFI e MicroSEFFI per il ripristino dei volumi e la rigenerazione dei tessuti grazie all’azione delle proprie cellule staminali, mentre il riposizionamento avviene attraverso la tecnica endoscopica da me standardizzata MIVEL (Minimal Incisions Vertical Endoscopic Lifting).

Lei ci sta dicendo che risolleva i tessuti del volto attraverso una tecnica in endoscopia? 

Esatto! Io non amo tagliare e tirare la pelle e voglio riposizionare i tessuti profondi: questo lo ottengo attraverso piccole incisioni invisibili nel cuoio capelluto, dalle quali introduco una telecamera di 4mm e sottili strumenti che mi permettono, in totale sicurezza, di liberare i tessuti profondi e riposizionarli senza necessità di tirare la pelle e fare lunghe cicatrici. Tali tessuti vengono poi fissati attraverso particolari punti di sutura. Anche questa tecnica è stata da me e dal mio gruppo standardizzata e pubblicata nel 2013 su una delle più prestigiose riviste internazionali ovvero Ophthalmic Plastic and Recostructive Surgery.

Torniamo alla Sua tecnica SEFFI e MicroSEFFI: cosa differenzia la sua tecnica dalle tecniche di micro nano fat graft?

Le mie tecniche sono eseguite senza manipolazione del tessuto e senza utilizzo di device per rendere più fluido il tessuto: infatti nelle tecniche di micro e nano fat graft e anche SEFFI e MicroSEFFI, il tessuto deve essere estremamente fluido per essere impiantato superficialmente e quindi permettere la rigenerazione cutanea e diminuire il rischio di irregolarità e tumefazioni. Nelle nostre tecniche SEFFI e MicroSEFFI tale fluidità si ottiene grazie ad una particolare tecnica di prelievo con speciali microcannule, mentre in tutte le altre tecniche, che prevedono il prelievo con cannule di calibro maggiore, si ottiene a seguito di notevoli manipolazioni e utilizzo di device; queste manipolazioni inevitabilmente vanno ad interferire sulla qualità del tessuto impiantato e sulla sua capacità rigenerativa.

Alla luce di quanto ci ha detto e del Sue pubblicazioni possiamo dire che l’Italia sta giocando un ruolo fondamentale in questo campo di ricerca.
Assolutamente sì; questo è confermato dalla pubblicazione su riviste internazionali e dal grande interesse nelle nostre tecniche dimostrato nei congressi internazionali ai quali partecipo. Credo che l’Italia stia giocando un ruolo fondamentale nella ricerca sulla rigenerazione tessutale attraverso l’utilizzo di ADSCs.

Alessandro Gennai – Chirurgo plastico ricostruttivo ed estetico si è specializzato nel 1993 con lode in chirurgia generale presso l’Universita? di Modena. Nel 1994 ha concluso con lode la Scuola Internazionale di Medicina Estetica presso la Fondazione Fatebenefratelli di Roma. Nel 1999 a Los Angeles ha seguito una fellowship privata presso il prestigioso Isse Institute diretto dal Prof.Nicanor Isse: pioniere e padre della tecnica endoscopica del viso. Particolare rilevanza ha avuto questo periodo a Los Angeles in quanto ha permesso di acquisire nozioni teoriche e pratiche sulla tecnica endoscopica per la chirurgia del viso. Grazie alla grande competenza nel campo della chirurgia endoscopica del volto , il dottor Alessandro Gennai è stato ideatore della tecnica M.I.V.E.L. (Minimal Incisions Vertical Endoscopic Lifting) pubblicata nel 2013 nella prestigiosa rivista americana OPRS (Ophthalmic Plastic Reconstructive Surgery). Nel corso della sua attivita? specialistica nella chirurgia del volto ha approfondito gli studi sull’utilizzo delle cellule staminali di origine adiposa per il ringiovanimento e rigenerazione dei tessuti; i suoi studi e la sua esperienza nel campo delle cellule staminali gli ha permesso di ideare le tecniche S.E.F.F.I. (Superficial Enhanced Fluid Fat Injection) e MicroS.E.F.F.I. anch’esse pubblicate su alcune delle piu? prestigiose riviste scientifiche americane come ASJ (Aesthetic Surgery Journal) e JAMA Facial Plastic Surgery. Nel campo della chirurgia estetica e? stato piu? volte relatore e docente in Congressi e Corsi Nazionali ed Internazionali.
Nel corso della Sua attivita? ha pubblicato piu? di 20 lavori su riviste scientifiche nazionali ed internazionali.
Il dottor A. Gennai ha pubblicato come autore e coautore 9 testi scientifici. E’ attualmente socio di EAFPS (European Academy of Facial Plastic Surgery) e AICPE (Associazione Italiana Chirurgia Plastica ed Estetica). E’ Attualmente Professore a Contratto di Tecniche non invasive presso l’Universita? di Camerino.

 

###

Foto in alta qualità del dr. Gennai https://goo.gl/pnpMfo

 

 

Digital aging: Passi troppe ore alla scrivania? Ecco cosa fare per non invecchiare precocemente

Milano, 20 settembre 2016 – E’ oramai risaputo che passare troppe ore davanti allo schermo di un Pc, di un tablet o di uno smartphone comporta dei rischi per la salute degli occhi affaticati dalla troppa luminosità. E’ invece una recente scoperta della medicina estetica e della dermatologia l’incidenza negativa che i più comuni apparecchi elettronici hanno sulla pelle e sul tono generale del viso.

“Se una volta inestetismi quali rughe, doppio mento e mancanza di tono della pelle erano appannaggio solo di persone di età avanzata, oggi – spiega il Dottor Giorgio Astolfi (giorgioastolfi.it), cofondatore del CDM – Centro di Dermatologia Integrata e Medicina Estetica di Milano – sono un problema anche delle persone più giovani che trascorrono troppo tempo al computer”.

È il cosiddetto “digital aging”, cioè l’invecchiamento precoce della pelle causato in massima parta dalla disidratazione.

Le onde elettromagnetiche emesse da computer e affini generano infatti un surriscaldamento dei tessuti ricchi di acqua con conseguente disidratazione e deterioramento delle proteine di college che costituiscono la struttura portante della pelle.

“Si tratta di un vero e proprio stress ossidativo – chiarisce Astolfi – a cui si può fare fronte seguendo poche facili regole. La parola d’ordine deve essere integrare: bere molta acqua, seguire una dieta ricca di alimenti idratanti quali frutta e verdura e alimenti ricchi di omega 3, omega 6 e omega 9 come pesce, cereali e frutta oleosa aiuta la pelle a ritrovare elasticità e turgore”.

A ciò si aggiunge l’utilizzo quotidiano di un buon siero antiossidante sotto la crema da giorno e di una crema notte leggermente esfoliante per riparare il collageno danneggiato, meglio se a base di sostanze di origine vegetale.

“Se invece il problema è a uno stadio più avanzato – continua il Dottor Astolfi – si può pensare ad un peeling superficiale per favorire il ricambio cellulare unito ad un ciclo di micro iniezioni biorivitalizzanti a base di acido ialuronico associato ad aminoacidi, vitamine e oligoelementi, oppure a base di plasma ottenuto prelevando il sangue dalla paziente stessa.

Con questo trattamento, effettuato presso un serio centro di medicina estetica, il plasma ricco di piastrine viene purificato e reiniettato per rigenerare la pelle in modo totalmente naturale”.

Infine il Digital Aging si combatte con regole di buon senso: porre attenzione alla posizione della scrivania utilizzando sgabelli ergonomici o una piccola pedana sotto i piedi per favorire la circolazione linfatica, staccare frequentemente gli occhi dal monitor e alzarsi per brevi pause, evitare la luce riflessa sullo schermo per evitare di dover strizzare le palpebre e favorire le antiestetiche rughe perioculari.

Il Dr. Giorgio Astolfi è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano, specializzato in Medicina Interna, è iscritto al registro di Medicina indirizzo Estetica dell’Ordine dei Medici di Milano. È docente a corsi base e avanzati di tecniche iniettive di filler, tossina botulinica e biorivitalizzazione. È relatore e correlatore a corsi di perfezionamento in ambito Medico Estetico e Laserterapia ed è docente per i corsi di formazione Merz ai medici sull’utilizzo dei prodotti iniettabili (Radiesse® e Bocouture®).

 

###

 

Digital aging, come evitare pericoli del Pc contro l’invecchiamento (immagine riutilizzabile)

Arriva in Italia il Lifting Mini Invasivo con cellule staminali: più belle in modo naturale

Milano, 19 settembre 2016 – Belle sì, ma non in modo ostentato o artificioso grazie al lifting endoscopico e alle cellule staminali. Sono queste le tendenze che emergono in tutti i congressi scientifici internazionali di Chirurgia Estetica.

«La parola d’ordine è naturalezza: è questo il requisito che oggi più che mai è di moda nel campo della bellezza» afferma Alessandro Gennai, chirurgo plastico di Bologna con studi in Bologna e Milano.

Ringiovanire o correggere un difetto fisico senza che si noti troppo è diventato unmust anche per medicina e chirurgia estetica. «Sempre più persone ricorrono al ritocchino del chirurgo, ma a una condizione: il “trucco” c’è, ma non deve notarsi troppo – prosegue Gennai -. Non solo le donne, ma a

nche gli uomini, vogliono apparire belli, ma senza ostentazione. Ed è questo l’orientamento della chirurgia plastica che vede nelle cellule staminali mesenchimali di origine adiposa (ADSCs) il presente e il futuro del ringiovanimento. In questa direzione già si muove da anni la chirurgia endoscopica, che rende possibile un approccio mini-invasivo al volto, ricercando le cause dell’invecchiamento e intervenendo in modo mirato senza alterare la fisionomia».

Una scelta sempre più apprezzata è il lifting endoscopico: una tecnica introdotta negli anni ’90 negli Stati Uniti, ma in Italia ancora poco conosciuta; il dottor Gennai è stato tra i primi a portare questa tecnica nel nostro paese dopo il suo percorso formativo negli USA che gli ha consentito successivamente di standardizzare e pubblicare la propria tecnica MIVEL (Minimal Incisions Vertical Endoscopic Lifting).

«I pazienti che si trovano a scegliere tra il lifting con tecnica tradizionale e l’endoscopico, non hanno dubbi. Semmai il problema è che in Italia è ancora poco diffusa e molte persone non ne conoscono l’esistenza – afferma Gennai -. I vantaggi sono notevoli: risultati decisamente più naturali e niente visi tirati, cinque mini-cicatrici di un centimetro nascoste tra i capelli e tempi di recupero molto ridotti».

Il ringiovanimento del volto più moderno non può prescindere dal ripristino dei volumi con il tessuto adiposo e la rigenerazione tissutale con le cellule staminali (ADSCs) sia in abbinamento con il lifting, sia praticato da solo.

In quest’ottica il dottor Alessandro Gennai insieme al suo Team ha standardizzato e pubblicato sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali le due tecniche SEFFI e MicroSEFFI (Superficial Enhanced Fluid Fat Injection. «Il SEFFI e MicroSEFFI con cellule staminali sono tra le novità più gradite: il trattamento consiste nel prelevare tessuto adiposo da una parte del corpo con una sottilissima speciale cannula e si va ad inserire dove c’è stata una perdita di volume (zigomi, zona intorno alla bocca e agli occhi) e dove si vuole rigenerare i tessuti – spiega Gennai -.

La tecnica di innesto nel volto deve preservare queste cellule estremamente delicate: devono essere evitati i traumatismi per mantenerne vitali il maggior numero possibile. L’apporto di staminali mesenchimali rigenera la pelle, la rendeno più liscia e luminosa, in altre parole più giovane».

Oggi grazie all’unione di tecniche quali MIVEL, SEFFI e Micro SEFFI possiamo parlare di un vero “lifting mini invasivo con le staminali”.

Alessandro Gennai è un chirurgo plastico ricostruttivo ed estetico Alessandro Gennai (www.gennaichirurgia.it) che si è specializzato nel 1993 con lode in chirurgia generale presso l’Università di Modena. Nel 1994 ha concluso con lode la Scuola Internazionale di Medicina Estetica presso la Fondazione Fatebenefratelli di Roma.

Nel 1999 a Los Angeles ha seguito una fellowship privata presso il prestigioso Isse Institute diretto dal Prof.Nicanor Isse: pioniere e padre della tecnica endoscopica del viso. Particolare rilevanza ha avuto questo periodo a Los Angeles in quanto ha permesso di acquisire nozioni teoriche e pratiche sulla tecnica endoscopica per la chirurgia del viso. Grazie alla grande competenza nel campo della chirurgia endoscopica del volto, il dott. Gennai è stato ideatore della tecnica M.I.V.E.L. (Minimal Incisions Vertical Endoscopic Lifting) pubblicata nel 2013 nella prestigiosa rivista americana OPRS (Ophthalmic Plastic Reconstructive Surgery).

Nel corso della sua attività specialistica nella chirurgia del volto ha approfondito gli studi sull’utilizzo delle cellule staminali di origine adiposa per il ringiovanimento e rigenerazione dei tessuti; i suoi studi e la sua esperienza nel campo delle cellule staminali gli ha permesso di ideare le tecniche S.E.F.F.I. (Superficial Enhanced Fluid Fat Injection) e MicroS.E.F.F.I. anch’esse pubblicate su alcune delle più prestigiose riviste scientifiche americane come ASJ (Aesthetic Surgery Journal) e JAMA Facial Plastic Surgery.

Nel campo della chirurgia estetica è stato più volte relatore e docente in Congressi e Corsi Nazionali ed Internazionali. Nel corso della Sua attività ha pubblicato più di 20 lavori su riviste scientifiche nazionali ed internazionali. Il Dott. A. Gennai ha pubblicato come autore e coautore 9 testi scientifici. E’ attualmente socio di EAFPS (European Academy of Facial Plastic Surgery) e AICPE (Associazione Italiana Chirurgia Plastica ed Estetica). E’ Professore a Contratto di Tecniche non invasive presso l’Università di Camerino.

 

 

###

 

Lifting mini invasivo con cellule staminali grazie alle tecniche del Dr. Alessandro Gennai (foto riutilizzabile)

Anche in Italia “ICL EVO VISIAN”, il nuovo rivoluzionario impianto di lenti che cura la miopia

Torino, 14 settembre 2016 – La miopia è il difetto visivo più comune al mondo. Spesso associata all’astigmatismo provoca la visione sfocata e distorta degli oggetti lontani.

In Italia ne soffre circa il 25% della popolazione. Un problema dunque comune ma non per questo meno importante. Le persone miopi provano costantemente il fastidio di dover ricorrere agli occhiali o alle lenti a contatto per evitare una visione sfocata nelle più comuni attività professionali e quotidiane: per la strada, a scuola, nella pratica sportiva, al cinema o alla guida.

“La miopia – spiega infatti il dottor Alberto Bellone, oculista di Torino specializzato in chirurgia refrattiva e microchirurgia oculare – è normalmente corretta attraverso l’anteposizione di lenti sferiche di potenza negativa, secondo una modalità proporzionale all’entità del problema: più elevato è il difetto e più alto è il grado della correzione (il valore è espresso in diottrie)”.

Sono molte tuttavia le persone che per esigenze professionali devono evitare gli occhiali o che non tollerano l’uso continuativo delle lenti a contatto. La soluzione è data dalla chirurgia refrattiva o dalla più innovativa tecnica di impianto di lenti ICL (Lente impiantabile Collamer®).

“La differenza – prosegue Bellone – è sostanziale. Se gli interventi di chirurgia refrattiva Lasik o PRK sono procedure che sottraggono del tessuto, irreversibili (non si può cioè ritornare alla situazione precedente l’intervento), l’impianto di ICL EVO è invece una metodica di tipo additivo. Le lenti sono sempre rimovibili e il paziente può quindi, nel raro e sfortunato caso di necessità, ritornare alla situazione iniziale dopo averle rimosse”.

Le lenti ICL EVO VISIAN sono inoltre realizzate in materiale biocompatibile che mantiene inalterata la composizione chimica dell’occhio ed elimina la fastidiosa “sindrome dell’occhio secco”.

L’intervento di impianto di ICL EVO VISIAN è rapido e poco invasivo. Previa un’accurata visita oculistica per verificare se il paziente ha le caratteristiche giuste per beneficare al massimo dell’intervento, la procedura di inserimento avviene in day hospital, con sedazione locale in circa 30 minuti.

“Risolutivo sia nei casi di miopia che astigmatismo – conclude Bellone – l’impianto di ICL EVO VISIAN è stato lungamente testato prima della messa in commercio. Ad oggi in tutto il mondo sono state impiantate più di 1.000.000 di lenti con un grado di soddisfazione post intervento del 99%”.

Chi è Alberto Bellone (www.albertobellone.it).

Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino nel 1996, ha conseguito l’abilitazione alla professione di medico chirurgo nel 1997 e si è specializzato in Oftalmologia all’Università di Torino nel 2000. Da anni si interessa di chirurgia refrattiva affinando le tecniche più moderne per il trattamento dei vizi di refrazione. Ha una notevole esperienza nella chirurgia conservativa del cheratocono e delle ectasie corneali con l’impianto di anelli corneali intrastromali (Keraring) e ha acquisito tecniche chirurgiche specifiche per il trattamento delle patologie vitreoretiniche. Riceve e opera in Lombardia e Piemonte.

 

###

 

 

 

Mal di schiena, ne soffre l’80% degli italiani: 9 rimedi per alleviarlo

Milano, 13 settembre 2016 – L’80% della popolazione adulta ne ha sofferto almeno una volta nella vita. Colpisce uomini e donne in egual modo ed e la causa più comune di assenza dal lavoro: oltre tre quarti delle persone ne hanno sofferto negli ultimi 3 mesi. È il mal di schiena, uno dei disturbi maggiormente diffusi.

«Il dolore può essere la conseguenza di un incidente o del trasporto di carichi pesanti oppure può insorgere con gli anni, in seguito a cambiamenti della spina dorsale» afferma Giovanni Frigerio medico anestesista, terapista del dolore e specialista del Barolat Neuromodulation Center di Appiano Gentile (Como) insieme con i colleghi Rodolfo Bucci di Torino e Claudio Reverberi di Carpi (Modena).

Di solito, il mal di schiena è acuto e può durare da qualche giorno a qualche settimana, quindi si risolve in modo spontaneo senza lasciare conseguenze.

«Spesso la causa è in parte meccanica, ossia deriva dal modo in cui i componenti (spina, vertebre, nervi) sono insieme e si muovono – spiega ancora Frigerio -. Se il dolore però si protrae oltre le 12 settimane si definisce cronico: si stima che circa il 20% di chi soffre di mal di schiena in forma acuta, in un anno sviluppi i sintomi di quello cronico.

In qualche caso i trattamenti sono efficaci nel risolvere il mal di schiena cronico, in altri invece il dolore persiste dopo trattamenti medici,fisici e chirurgici. In alcuni casi mal di schiena cronico associato a dolori agli arti inferiori sono una conseguenza indesiderata di interventi chirurgici sulla colonna vertebrale (FBSS )».

Dopo aver eseguito degli esami diagnostici per chiarirne la natura, escludendo quello oncologica, sono diversi i trattamenti per alleviarlo, che dipendono dalla storia clinica del paziente, dal tipo e dall’intensità del dolore.

Ecco i rimedi più comuni.

1)     Riposo. Qualche giorno di riposo può consentire ai nervi e ai tessuti danneggiati di migliorare, ma non deve durare troppo altrimenti porta a un indebolimento dei muscoli. Chi non fa esercizio in modo regolare, tende a soffrire di mal di schiena più a lungo.

2)    Impacchi caldi e freddi. La terapia con il caldo e/o il freddo può aiutare. Qualche paziente preferisce impacchi caldi, altri freddi: si possono anche usare in modo alternato.

3)    Medicazioni. Molti trattamenti riducono I’infiammazione, che è causa di dolore, mentre altri inibiscono la trasmissione dei segnali di dolori al cervello.

4)    Esercizi per il mal di schiena. L’esercizio fisico è un punto fondamentale. Bisogna seguire un programma di esercizi mirati e a difficoltà progressiva, in modo da avere una spina dorsale più forte e flessibile.

5)     Attività aerobiche a basso impatto. Oltre a esercizi specifici, si consigliano attività a basso impatto come la camminata che aiuta a portare ossigeno nei tessuti morbidi della schiena. Anche nuotare o fare sport in acqua hanno lo stesso effetto.

6)     Manipolazione chiropratica o osteopatica: aiuta le funzioni della spina dorsale contribuisce a far diminuire il dolore e l’infiammazione.

7)     Iniezione di steroidei epidurali: portano gli steroidi direttamente nell’area dolorante riducendo I’infiammazione. Non curano il dolore, ma lo attenuano per un breve periodo.

8)     Chirurgia per la schiena. Tranne che in alcune situazioni di urgenza, la chirurgia deve essere considerata come un’ultima alternativa, quando tutte le modalità terapeutiche sopra elencate si sono dimostrate inefficaci. Per le ernie discali con sciatica, viene di solito praticata una microdiscectomia con lo scopo di ridurre il dolore con il rilascio della pressione sulla radice dei nervi. Interventi di fissazione lombare per dolori di schiena in regione lombare raramente hanno dimostrato una buona efficacia.

9)     La neurostimolazione. È un’eccellente e sicura alternativa in caso di dolore cronico, anche se poco conosciuta e praticata. Deve venire presa in considerazione solo dopo avere esaurito le modalità terapeutiche esposte, anche se non necessariamente deve seguire un intervento chirurgico sulla colonna vertebrale. Anzi, a volte, l’intervento di neurostimolazione può essere indicato come alternativa più efficace e meno invasiva dell’intervento chirurgico.

«Dei piccoli elettrodi sono impiantati nella spina dorsale e sono attivati da un piccolo pacemaker impiantato sotto pelle – spiega Giancarlo Barolat, medico torinese che da 40 anni si occupa di alleviare il dolore non oncologico, che ha fondato il centro di Como e ha un centro a Denver, negli Stati Uniti -.

II segnale elettrico che raggiunge il midollo spinale cattura il segnale di dolore riducendolo a un livello tollerabile. Visto che l’elettricità è il modo naturale di funzionamento del sistema nervoso, la neurostimolazione non ha effetti negativi a lungo termine. Gli elettrodi possono essere impiantati sia nella spina dorsale, sia lungo le piccole terminazioni nervose nella zona dorsale e lombare, di solito nello strato sottocutaneo. I pazienti hanno un telecomando esterno, attraverso cui possono controllare il funzionamento del device, accenderlo, spegnerlo o mandare un segnale più debole o più forte.

La neurostimolazione può essere provata in modo temporaneo e il paziente può decidere, in base al test, se proseguire o meno con l’impianto finale. Si può portare per decenni senza avere effetti collaterali. Nella mia esperienza, è efficace nel ridurre il mal di schiena e o delle gambe nel 70% dei pazienti impiantati. In molti casi è più efficace della chirurgia sulla spina dorsale. Importante è pero che sia eseguita da professionisti ben formati: nel mio centro a Denver arrivano pazienti da tutti gli Stati Uniti e quasi la metà ha un impianto di elettrostimolazione eseguito in modo non corretto».

In cosa consiste la neurostimolazione?

Si innestano uno o più elettrodi posizionati strategicamente in modo da trasmettere degli impulsi elettrici che impediscono di sentire il dolore. Gli elettrodi possono essere impiantati in tre sedi diverse: 1- nello spazio epidurale a livello della colonna vertebrale 2- a livello dei nervi periferici (per lo più negli arti) 3- nei tessuti sottocutanei, per stimolare le piccole branche terminali dei nervi. I tre “targets” possono essere combinati anche nello stesso impianto.

Gli elettrodi sono attivati da un piccolo “pacemaker” impiantato in sede sottocutanea. Si tratta di una tecnica reversibile e poco invasiva – soprattutto in confronto alle altre soluzioni disponibili come interventi di stabilizzazione del rachide o resezione delle radici nervose – e in sostanza priva di effetti collaterali.

Non ci sono limiti d’età: il dottor Barolat ha impiantato pazienti con uno spettro di età dai 9 ai 90  anni. Le controindicazioni sono minime. Lo scopo della neurostimolazione non è di “guarire” il dolore (cosa che e spesso impossibile nei dolori cronici non-oncologici), ma di ridurlo a livelli ben più tollerabili. Molto spesso si riesce ad ottenere una riduzione del dolore tale da migliorare in maniera sostanziale la qualità di vita.

Sono necessarie due sedute: una di prova (per valutare I’efficacia della neurostimolazione) e l’altra per I’impianto definitivo, che avviene in sedazione in day hospital. Seguono controlli periodici una o due volte l’’anno. Importante e che la neurostimolazione sia eseguita da esperti, altrimenti può non dare i risultati sperati.

Per informazioni sui trattamenti si può contattare il Barolat Neuromodulation Institute Europe di Appiano Gentile (Como) al call center 342-0590517.

###

Exit mobile version