L’eccellenza della gastronomia ligure a Borghetto di Borbera

Alessandria, 10 aprile 2017 – L’eccellenza della gastronomia ligure andrà in scena a Borghetto di Borbera (AL) venerdì 14 aprile, in un cena a tema presso i “Tre Scudi”.

La serata è organizzata dai fratelli Gloria e Sergio Bisio, giovani imprenditori con la passione per la ristorazione, che da un po’ hanno avuto l’idea di proporre, con successo, serate gastronomiche a tema con ingredienti squisitamente stagionali e spesso a chilometro zero, presso il loro ristorante i “Tre Scudi” di Borghetto Borbera in provincia di Alessandria, nel basso Piemonte

Venerdì 14 aprile, alle ore 20 si celebrerà la cucina ligure coniugando piatti della tradizione, dal genio creativo.
Nel menù è previsto la panissa col salame, la torta di riso, la torta Pasqualina, i fritti di baccalà, le trofie al pesto, lo stoccafisso alla ligure, la torta sacripantina.

Il giovane chef Sergio dice di essere “nato cuoco”. Già a 7 anni, tornato da scuola, preparava il minestrone per la famiglia con le verdure raccolte nell’orto del nonno. Dopo aver frequentato la scuola alberghiera presso l’Istituto Nino Bergese di Sestri Ponente, ha trascorso un periodo di formazione viaggiando, ed ha avuto quindi l’opportunità di osservare i migliori ristoranti di Montecarlo, New York, Parigi, Barcellona. Dopo di che ha lavorato presso noti ristoranti del basso Piemonte fino a coronare il suo sogno: un bar-ristorante dove poter esprimere la sua creatività.

Sua sorella Gloria, ha praticato Judo dai 6 ai 21 anni, è stata campionessa italiana ed ha fatto parte della Nazionale. Dopo essersi specializzata in tecniche di servizio di sala e di bar, ha approfondito l’arte e la scienza della mixologia, la preparazione di cocktails originali e molto apprezzati da una clientela esigente.
Fra i suoi cocktails più richiesti il Rossini, Sangria all’anguria, Handrix Tonic al pepe rosa, Caipiroska all’anguria, Bellini, oltre naturalmente ai cocktails analcolici agli agrumi o ai frutti di bosco.

Una cena a tema da Sergio e Gloria costa in genere dai 25 ai 30 euro, compresi i vini.

Ma qual è il segreto del loro successo?

“La passione per il nostro lavoro – dice Gloria – e poi dare sempre e solo il meglio di noi stessi. Io applico alla mia professione la stessa disciplina che ho imparato dal Judo, che ho praticato per molti anni. Naturalmente dobbiamo molto innanzitutto a Giorgio Bianchi, che ha generosamente messo a nostra disposizione la sua esperienza e grande professionalità in questo settore sempre in evoluzione, e anche alla nostra valida collaboratrice Ilaria Verri”.

Per prenotare la serata a tema ligure il telefono è 340 0837454 mentre per ricevere ulteriori informazioni vi riportiamo alla pagina Facebook www.facebook.com/pages/Bar-Tre-Scudi-Borghetto-Di-Borbera/310985925602095 ed al profilo Instagram www.instagram.com/explore/locations/777374264/bar-tre-scudi-borghetto-di-borbera.

 

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I giovani imprenditori Gloria e Sergio Bisio, fondatori dei Tre Scudi di Borghetto di Borbera
Gloria e Sergio Bisio del ristorante bar Tre Scudi di Borghetto Borbera
Chef Sergio Bisio
Gloria Bisio, la barwoman dei Tre Scudi

Domenico Chioetto, l’artista delle creazioni in rame poetiche

Alessandria, 19 dicembre 2016 – Domenico Chioetto, di Cantalupo Ligure in Val Borbera, nel tempo libero esprime il suo lato artistico creando oggetti in rame unici.

Le sue lampade, che si possono ammirare in dimore prestigiose e locali pubblici, sono creazioni uniche e poetiche, spesso ispirate dalla natura: fiori che sembrano bagnati dalla rugiada, foglie delicate, farfalle che si posano con grazia su radici di alberi, capaci di inserirsi sia in ambienti moderni che classici senza mai rinunciare alla praticità.

Apprezzati anche i suoi gioielli, sempre in rame, alcuni con richiami spirituali e alchemici.

Ma perché il rame?

“Innanzi tutto perché il mio lavoro mi porta ad utilizzarlo – commenta Domenico, titolare di una stimata ditta di termoidraulica ma artista nel tempo libero – e poi perché essendo malleabile si presta egregiamente alla creazione artistica. È noto che questo metallo è un micro-nutriente indispensabile alla salute di ogni forma di vita, ha affascinato l’umanità fin dai tempi preistorici per il suo impiego pratico, come conduttore energetico e come tale ritenuto anche capace di direzionare la forza in gioielli dalle proprietà spirituali.

Avevo creato i primi gioielli per mia moglie Simona, che ha apprezzato molto e mi ha incoraggiato a continuare. Nostra figlia Carolina di 10 anni predilige i bracciali a tema musicale, essendo musicista e aspirante cantante”.

“A volte – aggiunge Domenico – mi si chiede se il rame provochi allergie a contatto con la pelle. Un bracciale di rame potrebbe lasciare sulla pelle sudata un leggero alone di colore verdastro che dipende dal Ph della pelle o dalla presenza di crema o di profumo: alcuni considerano questa reazione benefica, una prova, cioè, dell’assorbimento da parte dell’organismo comunque facile da pulire con acqua e sapone, mentre la patina che potrebbe formarsi con il tempo su un gioiello di rame, può essere eliminata semplicemente con aceto e sale o con il succo di limone”.

Storia e pregi del rame

Già nell’antico Egitto il rame veniva usato per curare l’epilessia e, avendone intuito le proprietà batteriostatiche, per purificare l’acqua. Nel museo statale di Berlino e’ conservato un tubo usato per l’acqua potabile risalente a circa quattromila anni fa, che faceva parte di un sofisticato impianto idrico in un tempio in Egitto.

Ippocrate, il filosofo della scienza medica (460-370 A. C.) curava con il rame la polmonite e l’enfisema, mentre Paracelso medico, filosofo e alchimista svizzero (1493-1541) lo prescriveva per eliminare i parassiti intestinali, nonché le infiammazioni. Al rame sono sempre state attribuite qualità terapeutiche, come quella di fissare il ferro nel sangue, mentre la carenza di rame può favorire problemi cardiovascolari e disturbi al sistema nervoso.

Nelle antiche civiltà era dedicato alle divinità femminili collegate al pianeta Venere, tra cui Ishtar per i Babilonesi e Astarte per i Greci, i Romani lo chiamavano Cyprum perché veniva estratto in grandi quantità nell’isola di Cipro, l’isola di Venere. E il simbolo della donna, lo specchio di Venere, cioè un cerchio con una croce in basso, e’ lo stesso che gli alchimisti usavano per indicare il rame.

Antonio Meucci (1808-1899), il padre del telefono, ebbe l’intuizione che la voce si potesse trasmettere attraverso fili di rame. Era emigrato a Cuba dove lavorava come sovrintendente meccanico presso il teatro Tacon dell’Avana: uomo di grande ingegno e inventiva, creava soluzioni meccaniche, effetti scenici, usava l’elettricità e il magnetismo e mentre sperimentava su un paziente una terapia per alleviare i dolori somministrando piccoli shocks elettrici, lo sfortunato paziente lanciò un urlo che si sentì molto più lontano del solito, grazie alla trasmissione del suono da parte dei fili di rame: era il 1849.

Leggiamo nei suoi appunti: “Allora sentii abbastanza distintamente il suono della sua voce così bene che credevo che la voce provenisse dal filo. Gli feci ripetere l’esperimento molte volte, e alla fine mi convinsi che avevo sentito la voce trasportata sul filo elettricamente”.

I lavori in rame di Domenico Chioetto sono stati esposti in varie mostre di design ed apprezzati da un pubblico esigente che ne ha capito la raffinatezza e l’unicità dei suoi lavori.

Per ulteriori informazioni sui suoi lavori è possibile seguire la Pagina Facebook “Oggetti in rame Chioetto Domenico” o scrivere alla mail domenico.chioetto@gmail.com.

 

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Contatti stampa:

Telefono 335-6621209

Mail domenico.chioetto@gmail.com

 

 

 

 

Il designer Domenico Chioetto con una sua creazione in rame

 

Lampada in rame creata da Domenico Chioetto

 

Ciondolo in rame del designer Domenico Chioetto

 

Antonio Meucci

 

Ciondolo in rame del designer Domenico Chioetto.

 

Louisiana Jazz Club di Genova, in anteprima gli ospiti della prossima stagione

Genova, 28 luglio 2016 – Il Louisiana Jazz Club di Genova (www.louisianajazzclub.net), è uno dei migliori ritrovi storici di jazz da oltre mezzo secolo, si può ascoltare musica di qualità. Nella prossima stagione, che vi anticipiamo in anteprima, inizierà il 22 settembre, si esibiranno al Lousiana molti affermati musicisti, fra i quali: Dado Moroni, Alessio Menconi, Laura Fedele, Andrea Pozza, Giampaolo Casati, Gianluca Tagliazucchi, Danila Satragno e Sabrina Colombo. L’ultimo giovedì di ogni mese sarà invece dedicato al blues.

Il ‘Louisiana’ comprende il Louisiana Jazz Club, il Museo del Jazz, costituito nel 2000, dove sono custodite migliaia di dischi, libri e incisioni storiche, la storica scuola jazz e l’Italian Jazz Institute.

Dal 2008 il suo presidente, uno stimato medico di medicina generale, il dottor Marco Battelli (http://www.jazzitalia.net/Artisti/MarcoBattelli.asp), al Louisiana è conosciuto come chitarrista e contrabbassista.
Suona alternandosi in diverse formazioni in Italia e in Europa. Per due volte si è esibito all’Umbria jazz festival; nel 2001 e 2002 ha frequentato il corso di alta qualificazione musicale di Siena. Il dottor Battelli ha condiviso il palco con alcuni tra i più noti musicisti jazz italiani e con Renzo Arbore e la sua orchestra. In tutti questi anni, il suo centro di gravità resta sempre il Louisiana con i suoi storici frequentatori, che negli anni hanno avuto la fortuna di assistere alle esibizioni di mostri sacri come Chet Baker e Duke Ellington, solo per citarne un paio.

Ecco la sua storia attraverso le sue parole.

“Cominciai a studiare chitarra all’età di 14 anni – racconta Battelli – e dopo un paio d’anni, ancora ragazzino scoprii le atmosfere del Louisiana grazie al fratello maggiore di un amico. Ricordo il mio primo concerto: avevo 15-16 anni e in tasca 200 lire per il biglietto e 50 per l’autobus. L’ingresso costava 250 lire e per poter entrare fui costretto a chiedere lo sconto”.

Da quella sera, il Louisiana diventa una seconda casa e qui la sua passione per la musica matura fino a sfociare sul palco.
Nonostante l’amore per il jazz, è insieme ad alcune band giovanili di musica beat che Battelli fa il suo esordio come chitarrista. Sono gli anni segnati dai movimenti e dalle contestazioni giovanili. Il Louisiana nel frattempo si afferma sulla scena nazionale, gli eventi cominciano a richiamare sempre più pubblico e il locale comincia ad ospitare musicisti di fama internazionale.
L’idillio tra Battelli, la musica e il Louisiana conosce una pausa nel 1970. “Quell’anno mi iscrissi all’università e smisi di suonare per dedicarmi allo studio. Nel 1977 assunsi l’incarico di medico di medicina generale e qualche tempo dopo tornai a dedicarmi alla musica, questa volta per studiare il contrabbasso”. Dopo un paio d’anni trascorsi ad apprenderne la tecnica, nel 1981 Battelli si iscrive a un corso di armonica e contrabbasso al Louisiana e l’anno seguente torna ad esibirsi sul palco del club.
Dopo aver traslocato in uno spazio di Palazzo Ducale e nell’ex cinema Ritz, la compagnia del Louisiana dopo trent’anni di attività si trova ad affrontare una fase itinerante. Tre anni di esilio errante in vari contesti dell’hinterland cittadino, fino a che, nel 1998, il nucleo storico dei soci si mette alla ricerca di un nuovo spazio. Parallelamente, c’è anche il progetto di dar vita ad un Museo del Jazz e di consolidare l’attività della Scuola che negli anni ha sfornato tanti talenti locali e non. Questa volta dunque l’obiettivo è di acquistare un locale di proprietà, per svincolarsi una volta per tutte dal rischio sfratto. In breve tempo- si legge nel racconto di Egidio Colombo, autore del libro ‘Genova in Jazz, fra storia e cronaca, biografia del Louisiana’ – venne raggiunta una cifra ritenuta sufficiente per la metà del valore di un locale del genere: il resto poteva essere affrontato con l’accensione di un mutuo.
Battelli, che continua a condurre la sua attività di medico di medicina generale, diventa tesoriere per la ‘cordata’ e si fa carico delle pratiche d’acquisto e per l’accensione del mutuo. “Siccome era fatto a nome di una società e non di un singolo, la banca aveva preteso delle garanzie. Io feci un’ipoteca sull’appartamento in cui vivevo. Un altro socio la fece sul box auto. A mia moglie ovviamente lo dissi solo dieci anni dopo”.

Nel 2008, all’estinzione del debito con la banca, la dedizione alla causa e le sue capacità amministrative gli valgono il ruolo di presidente del Club: “Oltre a me, saranno circa una decina i colleghi che lo frequentano. Per un periodo avevamo fatto un quartetto di medici con cui è capitato di esibirci a margine di alcuni congressi. Nel 2011 abbiamo anche suonato nella sede dell’Ordine di Genova in occasione del suo centenario”.

Il LOUISIANA BLUES TRIO presenta il suo nuovo progetto, #BLUESTORY, un percorso nella storia del Blues, vissuto con amore e passione per tutte le forme espressive e stilistiche di questo grande genere musicale, che non ha mancato di influenzare profondamente lo swing, il jazz, il funky e, più in generale, la grande musica d’autore. Oltre ad arrangiamenti non scontati ed originali di brani blues in tutte le accezioni e di tutte le epoche storiche, il gruppo propone anche composizioni di Marco “Ray” Mazzoli, nei vari stili che hanno caratterizzato il blues nella sua storia.

Il LOUISIANA BLUES TRIO è un gruppo nato al Louisiana Jazz Club di Genova (www.louisianajazzclub.net) composto da:

– Marco Battelli contrabbassista, fondatore del gruppo e presidente del Louisiana Jazz Club ha alle spalle una lunga esperienza come jazzista.
– Marco “Ray” Mazzoli è un pianista, cantante e compositore blues, e che ha all’attivo 4 dischi.
– Tassilo Von Burckard, dopo aver studiato fagotto e pianoforte al Conservatorio, ha suonato la batteria professionalmente in Germania e, dal 1966, in Italia con gruppi di R&B (Rokketti, Nino Ferrer, e tanti altri).

Il trio si propone a seconda delle circostanze sia in versione acustica (pianoforte, contrabbasso, batteria) che in versione elettrica (tastiera riproducente Hammond e Rhodes, stickbass, batteria).

Ecco alcuni video recenti con una cantante ospite:

 

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Contatti:
Marco Mazzoli: marco.mazzoli@unige.it 3490955757
Tassilo Burckard tassilo.burckard@gmail.com 3393322755
Marco Battelli mbattelli@libero.it 3356149998

 

I vantaggi del riuso creativo di arredi e vestiti secondo Maria Giovanna Raimondo (Giannina)

Genova, 14 luglio 2016 – Negli Stati Uniti, già a metà degli anni 50, la prestigiosa rivista Life parlava di una “throw-away society“, la società influenzata e guidata dal consumismo. Oggi viviamo immersi in una società dell’usa e getta, le mode, le offerte del mercato, la pubblicità hanno trasformato molti di noi in consumisti seriali.

Abbiamo incontrato nella sua casa di Genova Maria Giovanna Raimondo nota come Giannina, la regina del riuso creativo, famosa per essere creatrice di moda su misura, stilista, restauratrice, che ci ha illustrato il suo ecostile per vivere la quotidianità.

Oggetti di uso comune, mobili, soprammobili, lampade, cuscini e abiti recuperati e sapientemente ricostruiti per una nuova destinazione d’uso. Sul suo manichino, anche questo ristrutturato e decorato con un simpatico decoupage, si alternano eleganti abiti da sera, vestiti da sposa, camicette ricamate, spesso ricavati da scampoli di stoffa abbinati con intelligenza o da un abito smesso che una cliente vuole recuperare.

“Invece di buttare via – ci dice Giannina – preferisco restaurare qualsiasi cosa in cui intravedo una possibilità di utilizzo, spesso completamente diverso da quello per cui era nata. In molti negozi oggi incontriamo abiti e accessori costosi e di qualità scadentissima, praticamente usa e getta, “rumenta” per dirlo in genovese. Il restauro, invece, offre infinite possibilità a spese minime, spesso a costo zero: con un po’ di pazienza e di buon gusto possiamo cambiare il look a qualsiasi cosa”.

“Come ogni persona, anche le cose hanno una loro storia che troppo spesso non vediamo. Quante persone hanno buttato via preziose lenzuola di lino ricamate dalle loro nonne, strumenti di lavoro perché desueti, sedie e tavoli di ottimo legno fatti a mano da un artigiano solo perché passati di moda, per poi sostituirli con oggetti dozzinali di scarsa qualità provenienti generalmente da fabbriche di paesi lontani” commenta ancora Giannina.

“Per me il risparmio ecologico e’ una “forma mentis”, qualcuno mi ha detto che vedo l’anima degli oggetti. La qualità, secondo me, non conosce mode, non segue tendenze e soprattutto dovrebbe essere a portata di tutti, non è etico gettare indiscriminatamente le cose quando possono essere riutilizzate, e quasi tutto può essere riparato e riutilizzato. Penso che se, collettivamente, imparassimo a non sprecare, a valorizzare le risorse che ci circondano e ad essere più solidali con i meno fortunati, risolveremmo molti problemi che affliggono l’umanità” ci ha detto l’irriducibile Giannina.

Giannina offre parte del suo tempo libero al volontariato, fra cui al Centro di Ascolto della Parrocchia o alla Comunità di Sant’Egidio di Genova e di Savona, dove ogni Natale, momento di massimo consumismo, va a servire la cena ai poveri.

 

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Per maggiori informazioni:

raimondo.mariagiovanna@gmail.com

www.laclassedigio.com

 

Giannina

Giannina, dalle riviste di moda all’arte del recupero creativo

Di lei hanno parlato, e pubblicato lavori, le più importanti riviste di moda. Stilista, decoratrice di interni, creatrice di borse, gioielli, abiti e mobili usando con creatività oggetti di recupero.. È Giannina, artista genovese che ha dedicato la sua vita all’arte del recupero creativo…

Genova, 30 giugno 2016 – I genovesi sono tradizionalmente considerati parsimoniosi, non amano ostentare, prediligono la qualità alla quantità, difficilmente sprecano e sono spesso molto creativi nell’uso degli oggetti.

Nel caso di Giannina queste buone abitudini si sono trasformate nell’arte del recupero creativo.
Genovese DOC con solide radici a Persi in Valborbera dove trascorre le vacanze, Maria Giovanna Raimondo, conosciuta come Giannina, e’ l’artista che ama dare un futuro e una nuova identità e funzione agli oggetti inutilizzati di uso comune.

Stilista, decoratrice di interni o, come si definisce con modestia “sarta con una passione per il recupero creativo”.
Molte delle sue creazioni sartoriali sono state pubblicate da importanti riviste di moda, le signore del Jet-set le indossano o le copiano: modelli originali, lussuosi abiti da sposa e da cerimonia ma anche gli abiti delle nonne sapientemente ristrutturati.

Molto apprezzati anche i suoi delicati modelli di lingerie che aveva creato per varie case di moda fra cui Dior le cui destinatarie erano signore dell’alta società internazionale, mogli di armatori e di emiri arabi.

“Ho iniziato a cucire – dice Giannina – quando avevo sei anni con una piccola macchina Singer prestata dalla nonna. A tredici anni mio padre mi iscrisse, a mia insaputa, ad una scuola per figuriniste e modelliste, la Duchessa di Galliera di Genova, dove mi sono specializzata in taglio. La mia casa rispecchia in ogni dettaglio la mia filosofia di vita, ho pazientemente trasformato oggetti e parti di mobili inutilizzati che provenivano da vecchie case di campagna, in mobili che uso nella mia casa di Genova”.

“Ogni oggetto era qualcos’altro, aveva una vita precedente. Gli abiti, le borse, i gioielli che indosso, i mobili della mia casa e del giardino sono tutte mie creazioni, spesso ricavate da materiale di recupero” continua Giannina.

Alla domanda “cosa ha influenzato maggiormente le tue scelte stilistiche?” risponde: “la necessità, la vita stessa. Sono sempre stata una donna indipendente che ha dovuto lottare molto. Ho cresciuto da sola i miei due figli e, dovendo provvedere a tutte le esigenze famigliari, ho fatto del mio meglio, ho fatto di necessità virtù”.

Animo sensibile e generoso, Giannina si dedica al volontariato, offrendo spesso il suo tempo e talento a fondazioni benefiche.
Per la fondazione Turris Eburnea, ad esempio, ha organizzato una originalissima sfilata di moda trasformando tende in abiti da sposa.

Per maggiori informazioni su Giannina si consiglia la lettura del blog www.laclassedigio.com

 

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Per interviste e contatti:

raimondo.mariagiovanna@gmail.com

 

Gli abiti di Giannina sui periodici più rinomati

 

Una sfilata di beneficenza

 

I mobili ristrutturati di Giannina

 

Giannina nella sua casa di Genova

 

Mobili ristrutturati da Giannina

 

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