Russia: l’Italia inciampa nella Yukos

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Londra, 13 marzo 2007 – La vendita degli asset Yukos rischia di trasformarsi in uno dei casi più controversi del diritto internazionale.

Quando verrà finalizzata la vendita di tali proprietà, del valore stimato trai 20 e i 30 miliardi di dollari, chi compra dovrà fare i conti con uno dei più grandi furti della storia moderna perpetuati da uno stato sovrano: quello della Yukos a danno di Mikhail Khodorkovsky e di tutti gli azionisti dell’azienda.

In Europa solo l’Italia, attraverso Eni ed Enel, sembra fortemente intenzionata a partecipare alla gara per l’acquisto degi asset Yukos -in particolare dei lotti comprendenti Articgaz e Urengoil, per un valore stimato di 2,5 miliardi di dollari- in consorzio con ESN e d’accordo con Gazprom.

Si tratta di una decisione miope, che nel lungo termine rischia di portare molti più problemi che vantaggi. I danni di immagine di fronte alla comunità internazionale e i rischi legali dell’operazione sarebbero enormi.

Non a caso, a quanto è dato sapere, nessuna delle altre major petrolifere ed energetiche europee ha finora espresso manifestazioni di interesse a quella che in condizioni diverse sarebbe una operazione di assoluto rilievo.

L’asta non ha nessun presupposto di legittimità in quanto lo stesso smembramento della Yukos è avvenuto in contrasto con la normativa russa. Inoltre l’asta è ulteriormente viziata dalla nomina di Eduard Regbun (liquidatore della Yukos) a consigliere di Rosneft, la compagnia petrolifera statale che parteciperà alla gara per gli asset Yukos. Lo studio Amsterdam & Peroff, che difende Mikhail Khodorkovsky considera la prossima asta di Yukos una frode, come quella già realizzata.

Ciò accade mentre a seguito delle ultime accuse mosse a Mikhail Khodorkovsky -tuttora rinchiuso in Siberia in spregio a qualsiasi rispetto della legalità– crescono nella comunità internazionale le preoccupazioni sull’uso strumentale della giustizia e del diritto da parte del Governo Russo. Per il Consiglio d’Europa, il Cremino ha più volte violato, a danno di Khodorkosky, la Costituzione russa e la Convenzione Europea dei Diritti Umani, per fini politici e di controllo di un’industria strategica (cfr. Risoluzione 1418 del 2005, adottata dall’Assemblea Parlamentare)

E’ necessario che gli italiani sappiano che Eni e Enel, le due più importanti aziende del Paese, rischiano di trovarsi coinvolte nelle conseguenze di un atto criminoso, su cui presto o tardi verrà fatta piena luce.

In corrispondenza della visita del Presidente Putin, lo studio Amsterdam & Peroff, pubblica oggi la versione italiana del Libro Bianco sul caso Khodorkosky. Scaricabile on line dal sito www.robertamsterdam.com